Carlo Maloberti se n’è andato all’età di 86 anni. Ma da tempo le sue infermità lo avevano costretto a vivere nella struttura sanitaria di San Terenzo.
La mia conoscenza di Carlo si perde nella notte dei tempi, risale al 1971 quando arrivai al Centro.
Carlo fu uno dei primi programmatori del Centro ed io lo conobbi in quella veste intento a sviluppare il famoso sistema ITZA ai tempi dei computer Hewlett-Pakard, situati al pianterreno del vecchio fabbricato.
Non mi ci volle molto a fare amicizia. Maloberti, che tutti chiamavano “Malo” o “Maestro”, era una persona gioviale e sempre pronto alla battuta e allo scherzo. Una miniera di barzellette raccontate con dovizia di particolari e di mimica. Era il Totò di casa nostra. Numerosi sono gli episodi della sua goliardia.
Per anni abbiamo fatto parte dello stesso dipartimento, il COM, aveva l’ufficio difronte al mio. Fu uno dei primi ad utilizzare il Mac di cui divenne presto un esperto. Era incuriosito dalle novità tecnologiche, amava sperimentare.
Il titolo di “Maestro” deriva dalla sua passione per la pittura, che ha coltivato sino al suo ricovero. Molte sono le mostre a cui ha partecipato, ne ricordo una in particolare quella del marzo del 2012 nei fondi di un palazzo dalle parti di Piazza Brin. Una mostra molto ben organizzata che gli fruttò un po’ soldi. Ci andammo in molti a visitarla e per Carlo fu motivo di orgoglio. Molti di noi hanno acquistato le sue opere. Io ne ho una che rappresenta un campo di fiori. Carlo non aveva studiato pittura, era un pittore istintivo, le pennellate e la composizione dei colori le venivano spontanee. Sono circolate molte caricature che Carlo faceva dei colleghi.
Carlo, come tutti i tecnici del Centro andava per mare e furono molte le crociere a cui partecipò, ma un bel giorno dovette rinunciare. Doveva accudire alla moglie Roberta colpita da una grave malattia invalidante. Una lunga malattia a cui Carlo ha dedicato, con amore, tutta la vita. L’ha assistita sino alla fine.
Fin che ha potuto ha partecipato a tutti i pranzi Saclantici, ora Carlo riposa in pace, una pace di cui aveva veramente bisogno.
Addio, amico mio.