Oggi mi sento un po’ più orfano con la perdita di Piero Serani. Non è facile cominciare a parlare di Piero, non si sa da che parte cominciare. Comincio da adesso a vado a ritroso.
In questi anni Piero si era preso l’impegno di coordinare assieme a noi i pranzi dei “ I Saclantici”, lo faceva con grande impegno. Piero era il notaio di tutti noi. Sapeva le date di nascita i numeri di telefono, le mail , meticolosamente registrati nel suo foglio di Excel. Era da lui che arrivavano e si propagavano le buone e le cattive notizie tra i pensionati. Voglio ricordare che Piero nell’assumere questo incarico aveva posto un’unica condizione: tutti sono i benvenuti ai nostri pranzi, nessuno escluso, lasciamo alle spalle le eventuali rivalità che avevamo nel corso degli anni di lavoro. Questo la dice lunga sulla sua visione del mondo e dei rapporti umani. Talvolta poteva sembrare burbero o “incazzoso”, ma alla fine, magari dopo giorni, si scopriva che aveva ragione o che il rimbrotto aveva una vena di saggezza.
Dal punto di vista professionale ha sempre riscosso un grande rispetto e una grandissima professionalità. Molti la lui hanno imparato. Le testimonianze di affetto, sia durante l’ultimo pranzo che dai messaggi sul gruppo dei iSaclantici confermano che tutti gli hanno voluto bene.
Chi di noi ha passato tanto tempo (anni) in mare sia con la Paolina che con l’Alliance o le altre navi ha maturato un legame particolare con i compagni di avventura, un rapporto molto diverso dal rapporto con i colleghi del centro che non navigavano. Più di una amicizia era dovuta al fatto che eravamo tutti sulla stessa barca.
Percorrendo il tempo all’indietro quando le comunicazioni erano difficoltose e internet non era nenche ancora pensato, ricordo che ci riunivamo attorno alla radio (come attorno al caminetto) nei due appuntamenti quotidiani per ascoltare tra un gracchiare e l’altro le notizie dal Centro o per mandare messaggi ai nostri famigliari attraverso i nostri colleghi a terra. Vale la pena ricordare Alberto Garibbo, che si prendeva l’incarico di telefonare a casa per riportare le notizie.
Lo stare assieme e talvolta nella stessa cabina rafforzava l’amicizia e nei momenti di sconforto ci si apriva e ci si metteva a parte anche delle nostre disavventure famigliari, dei figli, della moglie che non stava tanto bene ecc. ecc.
Ma non erano sempre momenti tristi, c’erano anche i momenti allegri in laboratori: si lavorava ma si scherzava sempre. Mitiche le discussioni in toscano tra Piero e Enzo Michelozzi, anch’egli scomparso da poco.
Voglio concludere con una frase tipica di Piero quando doveva discutere con qualche collega più giovane: “Oh Bimbo, non vorrai mi’a insegna a far la pippi al tu babbo?”
Ciao Piero, sono sicuro che se ne avrai la possibilità sarai in grado di organizzare un pranzo saclantico anche con quelli che ti hanno preceduto.
Ciao Piero, sarai sempre nei nostri pensieri.
Non sono molto bravo ad esprimere il profondo cordoglio che con tanta genuina passione mi consentirebbe di rendere con la parola ciò che il cuore vorrebbe fosse manifesto e non solo dichiarazione superficiale come, purtroppo, in questi casi appare banalmente partecipato. Ciao Piero, a presto, claudio.